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Principio di cassa per liberi professionisti, tutto quello che c'è da sapere in 5 punti

Il principio di cassa è un elemento fondamentale per una corretta compilazione della dichiarazione dei redditi del professionista, che è tenuto a verificare che i compensi relativi alle singole prestazioni siano stati effettivamente incassati. Ecco tutto ciò che è importante sapere per gestire correttamente gli incassi (anche quelli percepiti a cavallo d’anno).

Principio di cassa, la regola di applicazione ai liberi professionisti

Il principio di cassa è un principio contabile che si applica ai professionisti e che basa la tassazione dei ricavi e la detrazione dei costi sulla data effettiva di pagamento. In base al principio di cassa concorrono dunque alla formazione del reddito dei liberi professionisti solo i compensi effettivamente incassati nel corso dell’anno. Lo stesso criterio viene utilizzato anche per le spese, salvo alcuni casi particolari come le quote di ammortamento, i canoni di leasing e la quota del TFR. I costi possono così essere dedotti solo se effettivamente sostenuti e pagati nel corso del periodo d’imposta.

Ai fini della determinazione di costi e ricavi del professionista si tiene così conto della data di effettivo incasso/pagamento e non di quella riportata sul documento (come invece avviene con il principio di competenza).

Il principio di cassa viene normalmente utilizzato nella contabilità semplificata di professionisti, imprenditori individuali e società di persone.

Fatta questa ptremessa vediamo quali regole seguire per effettuare registrazioni corrette con il principio di cassa.

Incassi percepiti a cavallo d’anno

Come gestire le situazioni in cui gli incassi vengono percepiti a cavallo d’anno e con modalità diverse dal contante? Uno dei casi in cui il principio di cassa crea maggiori difficoltà è quello in cui il debitore estingue il proprio debito in prossimità della chiusura d’anno e utilizzando strumenti di pagamento diversi dal contante.

In base al metodo di pagamento prescelto possono verificarsi situazioni diverse. Analizziamole in dettaglio.

Pagamenti a cavallo d'anno in contanti.

Si tratta del caso più semplice, ma anche del meno frequente: il debito viene saldato a cavallo d'anno in contanti.
In questo caso i pagamenti vengono considerati incassati nel momento in cui diventano disponibili al professionista, per cui se un cliente paga una prestazione il 31 dicembre il compenso rientrerà tra i ricavi dell'anno in corso, mentre se deciderà di saldare il suo debito il 2 gennaio, l'incasso andrà a incidere sui ricavi del nuovo anno.

Poiché il momento del pagamento del cliente coincide con quello dell’incasso del professionista, non sorgono problemi.

Come gestire il pagamento con bonifico bancario nel principio di cassa

Anche in questo caso vale la regola che prevede, ai fini della determinazione del reddito, il momento in cui il professionista ha la disponibilità effettiva della somma. Nel caso di pagamento con bonifico bancario quindi si dovrà tenere conto della "data disponibile" riportata sull'estratto conto dell'istituto, poiché è da quella data che la somma accreditata può effettivamente essere utilizzata, anche se questa è diversa dal giorno di valuta, ovvero quello in cui iniziano a decorrere gli interessi.

Con il pagamento a mezzo bonifico bancario potrebbe quindi verificarsi una discordanza tra il momento in cui il compenso viene considerato incassato dal professionista e quello rilevante ai fini dell’individuazione del periodo/mese in cui il soggetto che ha eseguito il pagamento deve effettuare il versamento della ritenuta. Tuttavia, in caso di verifiche o contestazioni da parte dell’amministrazione finanziaria, questa problematica può essere facilmente risolta mediante l’esibizione dell’estratto conto bancario, che attesta la data dell’effettivo incasso.

Pagamenti con assegni, carte di credito o debito 

Nel caso del pagamento con carta di credito, sebbene non vi siano interpretazioni ufficiali da parte dell'Agenzia delle Entrate, il momento da considerare ai fini contabili è quello in cui il professionista ottiene la effettiva disponibilità del denaro, ovvero quello in cui l'importo viene effettivamente accreditato sul suo conto corrente.

Stesso discorso vale per il pagamento con carte di debito, mentre per gli assegni circolari e bancari la circolare numero 38/E/2010 dell'Agenzia delle Entrate dispone che tale momento si verifichi quando il professionista riceve il titolo, indipendentemente dalla circostanza che questi lo versi immediatamente oppure in un momento successivo. Tale situazione potrebbe essere motivo di controversie nei periodi a cavallo di due anni solari. Bsta pensare al professionista che incassa un corrispettivo con assegno il 31 dicembre e si reca ad effettuare il versamento il 2 gennaio. In questo caso la somma sarà da imputare nella voce "ricavi" dell'anno in cui ha materialmente ricevuto il titolo, e non in quella in cui lo ha effettivamente versato sul proprio conto corrente.

Nel caso in cui l’assegno risulti "scoperto" si ritiene che ai fini della determinazione del reddito del professionista debba sempre essere verificato il salvo buon fine dell’assegno.

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